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brano
 
Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), V, 12
 
originale
 
12. Nuntio Psyche laeta florebat et divinae subolis solacio plaudebat et futuri pignoris gloria gestiebat et materni nominis dignitate gaudebat. Crescentes dies et menses exeuntes anxia numerat et sarcinae nesciae rudimento miratur de brevi punctulo tantum incrementulum locupletis uteri. Sed iam pestes illae taeterrimaeque Furiae anhelantes vipereum virus et festinantes impia celeritate navigabant. Tunc sic iterum momentarius maritus suam Psychen admonet: "En dies ultima et casus extremus et! Sexus infestus et sanguis inimicus iam sumpsit arma et castra commovit et aciem direxit et classicum personavit; iam mucrone destricto iugulum tuum nefariae tuae sorores petunt. Heu quantis urguemur cladibus, Psyche dulcissima! Tui nostrique misere religiosaque continentia domum maritum teque et istum parvulum nostrum imminentis ruinae infortunio libera. Nec illas scelestas feminas, quas tibi post internecivum odium et calcata sanguinis foedera sorores appellare non licet, vel videas vel audias, cum in morem Sirenum scopulo prominentes funestis vocibus saxa personabunt."
 
traduzione
 
?A quella notizia Psiche s'illumin? di gioia; il consolante pensiero di una prole divina la rallegrava, era orgogliosa del futuro rampollo ed esultava della sua nuova dignit? di madre. ?Ansiosa contava i giorni che si succedevano, i mesi che passavano e nella sua innocenza si stupiva di quello strano peso e di quel ventre che, per una piccola trafittura, le era tanto cresciuto. ?Ma intanto quei flagelli, quelle orribili Furie, gonfie di veleno come vipere, avevano rotto gli indugi e, preso il mare, rapide si appressavano spinte dalla loro stessa malvagit?. ?E allora quello sposo sempre fuggente, ancora una volta ammon? la sua Psiche: ?? venuto il giorno supremo, il momento decisivo: un nemico del tuo sesso, del tuo stesso sangue, ha preso le armi, ha levato il campo, muove contro di te, dando fiato alle trombe. Sono le tue sciagurate sorelle che hanno impugnato la spada e cercano la tua gola. Ohim?, mia dolce Psiche quali grandi sventure ci sovrastano. ?Abbi piet? di te, di noi e con il tuo scrupoloso silenzio salva dall'imminente rovina la casa, lo sposo, te stessa, questo nostro piccino. Evita di vederle, di ascoltarle quelle femmine scellerate, che non puoi pi? chiamare sorelle dopo che ti hanno dichiarato odio mortale e hanno calpestato i vincoli del sangue, quando compariranno su quella rupe e come sirene faranno echeggiare le rocce dei loro funesti richiami.'
 

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